giovedì 3 marzo 2016

Superarsi quando si è Adele: difficile, ma non impossibile.

Il più grande pregio di 25 è che quando lo si ascolta, anche per la prima volta, non si ha la sensazione di stare ascoltando qualcosa di nuovo, ma qualcosa che già conosciamo, di estremamente familiare, capace di suscitare emozioni come solo le cose a noi care sanno fare. Il filo su cui corre 25 è quello del rimpianto, di sguardi rivolti al passato con nostalgia, di amori infranti, ma anche il tentativo di scrollarsi di dosso i fantasmi del passato e celebrare l'amore del presente.

Adele - 25

Hello: il primo singolo, ormai lo conosciamo tutti. Un ritornello dove la cantante fa sfoggio di tutte le sue qualità canore. E, a mio parere, non è nemmeno il migliore dell'album.

Send My Love (To Your New Lover): una Adele così (pop) non l'avete mai sentita. La canzone che più di tutte esce dalla comfort zone. Suona come un tentativo di mettere un punto alla storia raccontata in 21.“We gotta let go all of our ghosts, we both know we ain't kids no more”. Era stato inizialmente pensato come primo singolo, ma (per fortuna) all'ultimo si è deciso di scegliere Hello. Non dico per fortuna perché sia una brutta canzone, ma semplicemente perché, essendo un episodio isolato, non sarebbe stata rappresentativa dell'album.

I Miss You: l'atmosfera si fa più cupa, scandita dal ritmo della batteria. La voce canta su una melodia ipnotizzante e a tratti sensuale. “In your heart I bring my soul, but be delicate with my ego. I wanna step into your great unknown”.

When We Were Young: questa canzone ha pochi giorni di vita, ma è già un classico. Parla di un amore indelebile che è come una canzone o un film che ci riporta indietro negli anni. Qui la voce di Adele viene fuori in tutta la sua bellezza: tanto nei bassi quanto nell'esplosione finale che mette i brividi. Il pezzo più soul del disco, con cori che a metà fanno il loro prezioso ingresso. “A part of me keeps holding on, just in case it hasn't gone. I guess I still care, do you still care?

Remedy: il brano con cui Adele ha ritrovato la fiducia in se stessa necessaria per scrivere l'intero album. E ascoltandola si capisce il perché: solo voce e piano per un brano che con la sua magia è capace di emozionare come pochi altri. Quando nel primo ritornello il pianoforte smette di suonare per una manciata di secondi, il cuore quasi mi si ferma in gola.“When the world seems so cruel and your heart makes you feel like a fool, I promise you will see that I will be your remedy”. Forse non la più originale delle frasi, ma efficace. Dannatamente efficace.

Water Under The Bridge: ci pensa questa canzone a riportare un po' di ritmo all'interno del disco.
If you're gonna let me down, let me down gently. Don't pretend that you don't want me, our love ain't water under the bridge” questo il ritornello che rimane da subito in testa. Verso il finale con i cori il brano acquista una sfumatura gospel. Sarebbe un ottimo singolo.

River Lea: quando dico che in 25 si vede un Adele che ancora non si era vista, penso a brani come questo. “Sometimes I feel lonely in the arms of your touch, but I know that's just me cause nothing ever is enough”.

Love In The Dark: di nuovo una ballata, ma questa volta la voce è accompagnata da un intreccio di strumenti e da un bellissimo crescendo che sfocia in un assolo di violini verso il finale. Per una volta è Adele a prendere l'iniziativa. “Please don't fall apart, I can't face your breaking heart. I'm trying to be brave, stop asking me to stay”.

Million Years Ago: una formula non molto utilizzata dalla cantante, ma con esito brillante. Solo voce e chitarra. La più nostalgica e malinconica del disco, ci si guarda indietro constatando che il tempo è passato, che non siamo riusciti a diventare chi pensavamo di voler essere, che ci mancano un sacco di cose che non torneranno più. “I know I'm not the only one who regrets the things they've done. Sometimes I just feel it's only me who never became who they thought they'd be. I wish I could live a little more, look up to the sky, not just the floor”. Sarà perché il passato è il tema del brano, ma si ha la sensazione che questo brano venga da un'epoca lontana. Bellissima.

All I Ask: di nuovo piano e voce per una delle tracce più intense dell'album. Anche qui il crescendo è notevole ed è impossibile non lasciarsi trasportare dalla voce di Adele, tra falsetti e vocalizzi struggenti. Ogni volta che il ritornello si ripete, è cantato con più forza. “If this is my last night with you hold me like I'm more than just a friend, give me a memory I can use. It matters how this ends, 'cause what if I never love again?” Anche questa, scommetto, diventerà un classico.

Sweetest Devotion: si apre e si chiude con la voce di suo figlio, Angelo, e probabilmente a lui è dedicata. “There is something in your loving that tears down my walls”. Dopo le tre ballate che lo hanno preceduto, un concentrato di energia per chiudere il disco.

25 è esattamente il disco che tutti i suoi fan stavano aspettando. Dopo il successo inarrestabile del suo predecessore 21, non deludere le aspettative era un compito difficile, ma Adele ci è riuscita grazie ad un disco che riprende il percorso esattamente da dove si era interrotto: facendoci sentire quello che avevamo già sentito e che tanto avevamo amato e aggiungendo un pezzetto in più. Grazie ai testi, alle melodie e alla voce che non ha rivali, 25 è sicuramente uno dei dischi migliori dell'anno.

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