lunedì 2 novembre 2015

Dall'acqua nasce l'anima - Capitolo VI

Anne era una persona felice, adesso.
Aveva dato le sue dimissioni. Con tutti quegli anni di lavoro aveva accumulato un po' di soldi. Era arrivato il momento di godere dei frutti di tutti quegli anni impegnativi e stressanti.
Una voce meccanica risuonò per tutta la stazione avvisando che il suo treno stava per partire. Se ne sarebbe andata per un po'. Avrebbe fatto un viaggio per visitare tutti i posti che si era sempre limitata a sognare davanti alla bella fotografia di un giornale. Era arrivato il momento di vivere veramente la sua vita.
Si ritrovò a correre per non perdere il treno. Essere in ritardo non era da lei. Pensare che adesso non passava nemmeno più tanto tempo a pettinare i suoi capelli e poi a raccoglierli... adesso aveva meno pensieri da ricacciare in fondo al suo stomaco.
Mentre correva il suo sguardo vagava già in alto, alla ricerca del binario giusto. In quel momento di distrazione urtò qualcosa con la sua spalla e perse l'equilibrio. Riuscì a rimanere in piedi, ma i due libri che stringeva in mano le caddero. Si chinò velocemente per raccoglierli e, tirandosi su, incontrò gli occhi dell'uomo contro cui aveva preso contro.
«Mi scusi, ero di fretta e non l'ho vista!» si giustificò Anne ritrovandosi a fissare quegli occhi verdi. Occhi bellissimi, che le davano una sensazione di strana serenità. Occhi che le risultavano familiari e non ne capiva il motivo.
«Binario 9 anche lei?» azzardò l'uomo dando una sbirciata al suo biglietto.
«Già» rispose lei accennando un sorriso e spostando lo sguardo imbarazzata.
«Anche io. Mi sa che dovremo rassegnarci al fatto di aver perso il treno... e il prossimo passa tra cinque ore» rispose indicando con il dito il loro treno.
Entrambi lo guardarono con non troppa tristezza scivolare sui suoi binari.
«Dato che entrambi dobbiamo aspettare e che il destino ha voluto che ci scontrassimo... direi che è più che lecito presentarsi» disse l'uomo sfoggiando un sorriso che, su Anne, ebbe lo stesso effetto di quello sguardo amico.
«Io sono Anne, è un piacere.»
«Thomas Ner... di solito mi chiamano solo Ner, sai, per comodità... e il piacere è tutto mio.»
Le loro mani, stringendosi, furono percorse da un brivido, ricordando forse il lontano momento in cui – in un altro mondo – si erano già toccate.



Fine.

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