venerdì 29 giugno 2012

L'intervista all'ospite de "I caffè culturali"

Ripropongo l'intervista che la redazione de "I caffè culturali" mi ha fatto un po' di tempo fa. Le domande sono stimolanti e mi sentivo abbastanza ispirato per rispondere. 
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Un estratto:
I Caffè Culturali:     "Ha scritto che sente l'esigenza di intrappolare emozioni: perché? Cosa la spinge a fissare certi momenti attraverso la scrittura?".
Manuel Malavenda:     "E' lo stesso motivo per cui si scatta una fotografia, almeno per me. Se ci troviamo davanti ad un paesaggio meraviglioso, se sta succedendo qualcosa di particolare, o anche semplicemente se c'è qualcosa che non vogliamo dimenticare, allora tiriamo fuori la nostra macchina fotografica e con un click immortaliamo quel momento. Ma un'emozione non è come un bel paesaggio, perché non è qualcosa che si può vedere, ma è qualcosa che si sente, e quindi l'unico modo che conosco per immortalarla è proprio quello di scriverla. Il motivo per cui lo faccio è che essenzialmente noi ci nutriamo proprio di questo: quando, ogni tanto, apriamo il nostro album di fotografie, lo facciamo con l'intenzione di sorridere, provare nostalgia, arrabbiarsi, divertirsi. Spesso si finisce per definire emozionante solo qualcosa che ci porta alle lacrime e io penso che sia sbagliato, perché anche qualcosa che ci fa estremamente divertire è emozionante. Quindi, alla fine, chi è che avrebbe voglia di guardare una fotografia sapendo che non lo farà ridere, piangere, riflettere o divertire? Chi vorrebbe leggere qualcosa sapendo che questo non susciterebbe qualcosa in lui? Nessuno".

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